RIMETTERE PIEDE AL ROIALTO

Dopo 25 anni vi confesso che avevo una certa apprensione all’ idea di rimettere piede al Roialto.

Chi è diventato grande a Milano ed ha più o meno la mia età, sa che c’è stato un momento in cui quel locale era….NA COSA GRANDE.

Non vi so spiegare bene il motivo. Forse per il suo immenso, lunghissimo, spettacolare bancone del bar arrivato direttamente da Cuba…la cosa più vicina all’ opera d’ arte per trasposizione. O forse perchè quel grande open space si portava dentro tutti i sogni di noi ragazzi…c’ era la zona ristorante molto intima e alla fine così informale. C ‘era la zona cocktails in un via vai di sguardi e la zona musica..relax, mistero…spazi per esser quel che volevi essere, senza impegno, si intende.

Non riesco davvero a centrare il motivo per cui il Roialto è sempre stato per noi ragazzi la terra di confine fra la realtà e l’ oblìo.

Fatto sta che a distanza di 25 anni ci sono tornata con due amiche….donne come me, che oscillano fra i 40  ed i 50.

Dopo un’ iniziale silenzioso ambientamento, la serata si è aperta ad una magica atmosfera.

Complice la voce di un cantante bravissimo che ci emozionava di canzone in canzone, queste tre donne hanno scritto la storia di una serata, senza aspettarsi che il locale scrivesse una nuova storia per loro.

Ecco la differenza fra l’ avere 20 anni e 47. Quando sei giovane il mondo imprime le sue pagine scritte su di te. Quando hai macinato il romanzo della tua vita, le pagine te le scrivi da solo.

La serata è stata meravigliosa. Ognuna ha portato qualcosa di se, per quel che le era dato di dire, per le emozioni che è riuscita a mettere sul tavolo. Occhi lucidi, confessioni amare ma anche quell’ energia tipica delle donne che io adoro.

Guardale lì, queste tre donne….a raccontarsi la vita con un Margarita che sa di sale in un mano e la dolcezza nell’ altra.

Accanto a noi c’ erano due romani, ben più giovani.

Sembravano così sicuri della loro gioventù e in mezz’ ora li abbiamo stravolti.

A parte il fatto che li ho scambiati per due carabinieri in trasferta e loro offesi hanno replicato di essere due ingegneri….a parte il fatto che abbiamo passato la serata ad indovinare il reciproco nome, il segno zodiacale e banalità del genere…alla fine noi donne abbiamo aperto le danze laddove non esisteva neppure una pista da ballo ed i romani sono rimasti inebetiti dall’ uragano di energia delle tre milanesi…datate.

E allora se devo aprire le danze in un ristorante…capite bene che il passo è breve…quasi quasi vado al tavolo dove sta cenando Chiambretti e Malgioglio e mi faccio un bel selfie.

Il cantante con la striatura da puzzola sulla testa si è offeso perchè mi sono buttata sul suo amico ma, abbiate pazienza, io amo segretamente Chiambretti da sempre.

L’ aperitivo che doveva riportarci a casa ad un’ ora lecita si è trasformato in una stupefacente serata danzante. Da sola che ero a volteggiare fra i tavoli, via via mi sono ritrovata circondata dalle amiche e da impettite figure straniere reduci dalle sfilate della settimana della moda….compratori, venditori…personaggi abituati a giocare a poker …trascinati dalla nostra voglia di ballare mentre una corposa tavolata di modelle under 18 ci osservava annoiata degustando champagne.

Ci torniamo al Roialto ragazze…anche se non si chiama più così.

Oggi si chiama 55.

Ma per noi irrudicibili cattive ragazze…sarà sempre il Roialto.

 

 

 

 

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IO, IL BLUSH E IL TRANS.

Dopo aver tagliato ulteriormente i capelli ( il passo successivo la O’ Connor), dopo essermi comperata dei pantaloni in eco pelle da motociclista easy rider, un paio militari da spedizione per conto dei servizi segreti, dopo essermi fatta un selfie con Chiambretti…

Avevo voglia di modificare leggermente il trucco.

Ora, chi mi sta frequentando negli ultimi mesi… sa che l’ avverbio leggermente è assolutamente un non senso.

Comunque in merito al trucco è azzeccato.

Sta mattina ero al solito negozio dei prodotti per la casa a comperare piatti di plastica, un Mocho Vileda e la carta igienica.

Accanto alle casse c’è tutta un area dedicata al trucco…prodotti evidentemente non di grande qualità, di quelli che per farti bella ci vuole la tua fantasia…quei trucchi che ce la mettono tutta ma con 5 euro e 90 non è che gli puoi chiedere i miracoli.

Così me ne stavo alla cassa con la mia carta igienica in mano e mi è cascato l’ occhio sul Blush. Io ho sempre voluto mettermi il Blush, almeno da quando ho capito cosa fosse.

Solo che mi sentivo una cretina a comperarlo perchè per mettere il Blush devi essere o apparire di base un pò svampita, una Heidi di ritorno dall’ alpeggio con Peter.

Insomma, il Blush ( che vuol dire testualmente arrossire ) è una specie di fard rosso mela pesca che va passato sulle gote nel tentativo disperato di apparire una donna così giovane da essere ancora in grado di arrossire.

L’ addetto/a al reparto trucchi ha subito colto tutto questo insieme di pensieri che turbinavano nella mia mente e mi è venuto incontro.

Signora desiderava qualcosa ?

Assolutamente si, ho detto io. Ed ho bisogno proprio dei suoi fantastici consigli.

L’ addetto al trucco altro non era che il Transessuale di cui scrissi un bel pò di blog fa.

Vi ricordate ? Una persona cordialissima, squisita, accogliente…esattamente quello che cercavo.

Nonostante la stazza di un uomo alto quasi due metri, il viso decisamente maschile, le mani da carpentiere…questa commessa mi ha sempre attratta per la sua femminilità ed i suoi modi così garbati e dolci.

Mi sono detta : chi se non lei ?

Mi dia dei consigli per rinnovare il mio make up.

Cara, dice lei….”tu hai la carnagione olivastra perciò il blush deve essere un pò più intenso rispetto a quello che uso io. Vedi? prova sul dorso della mano…allora vieni qui davanti allo specchio che ti insegno a metterlo. Prendi questo pennello e lo intingi abbondantemente nel colore e poi picchietti senza tirarlo che poi ti si trascina fino alle orecchie. Devi fermarlo sulle gote sorridendo così ti si delinea la zona precisa da evidenziare.

Cara capisco che al lunedì mattina non ci sia niente da ridere…ma fai un piccolo sforzo, vedrai che poi è facile. Tu che sei decisamente un tipo sportivo ne metti poco e subito appari più fresca in volto.”

Mi sono riguardata da fuori…io con la carta igienica in una mano e il Mocho Vileda nell’ altra… che prendo lezioni di trucco da un uomo che in verità è una donna.

E’ stato un momento magico !

Nessuno meglio di quell’ omone dai capelli lunghi e biondi può insegnare alle donne cosa sia guardarsi allo specchio e volersi bene al punto da sentirsi più belle con un banale fard da 5 euro. Mi ha convinta.

Alla fine la differenza non la fa il trucco e la bellezza di una Venere di Milo.

La differenza la fa il volersi bene…un giorno ancora, un giorno in più.

 

 

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L’ UTILITA’ DEL CALCIO IN CULO.

La mia amica Caterina…di trentennale amicizia, non so se capite…oggi mi ha detto : “sono in lutto per il blog..per come butta temo che potresti pure non tornare più a scrivere”.

Questa cosa mi ha dato una bella svegliata…

Perchè ci saranno pure 100 persone che non si sono neppure accorte che ho smesso di scrivere per una settimana ma me ne basta una, una precisa, per farmi tornare alla realtà.

Doccia fredda !

Il fatto è che io sono una che ha sempre avuto bisogno di un calcio in culo per sbrigare alcune faccende emotive.

Non parlo del blog, parlo di tante cose, emozioni, sentimenti, amori, amicizie.

Spero che questa autoanalisi possa  venire utile ad alcuni di voi….alla peggio sarà stata utile solo a me.

ll calcio in culo è una cosa che fa molto male ma, per quel che mi riguarda, mi permette di arrivare velocemente al dunque. Difatti se da fuori può sembrare un bisogno masochistico, in verità è un grande atto d’ amore verso me stessa.

Per una come me che ha un’ irrefrenabile voglia di vivere, stazionare nel limbo dei forse è la peggio cosa. Quando accade sto male ma di un male che istintivamente vado alla ricerca di una soluzione. Questo mi permette non solo di velocizzare il tempo dell’ agonia, ma anche e soprattutto di capire meglio chi ho davanti.

Perchè vedete, le persone che ci amano di più sono quelle che a calcio in culo ricevuto ci ameranno il doppio…troppo facile stimarci quando siamo in piedi, brillanti e fieri….troppo facile desiderare la nostra presenza solo e quando facciamo ridere.

Gli amici che ci hanno compresi fino in fondo sono quelli che ci vedono in ginocchio e si inchinano insieme a noi.  Le persone che ci ameranno davvero sono quelle che ci trovano inermi, piegate in due dall’ insicurezza e ci trovano splendidamente umane.

Tutto il resto è il riflesso della luna nell’ acqua.

Allora tornando al calcio in culo, in questi termini, capirete che la cosa ha una sua ragione d’ essere.

Faccio una gran fatica a vivere le cose a metà, a camminare rasente ai muri, a lasciar che il tempo passi. Il tempo delle cose che non hanno ragione d’ essere deve passar subito.

E se non passa subito me lo vado a prendere personalmente sto calcio in culo.

Che poi le cose passano….più velocemente.

Eccomi qui, reduce da una bella settimana in ginocchio…chi c’è stato c’è stato, chi mi vuol bene per come sono davvero, a tutto tondo, mi trova ancora più bella. Chi mi vuol bene per come vorrebbe che fossi ha un buono omaggio per sganciarsi definitivamente dalla mia vita. Buffet e consumazione compresi.

Per tutti quelli che restano, alla mia vita e al blog…

Sta sera scriverò del mio nuovo consulente del trucco.

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” TORNO SUBITO “

Con sta voglia irrefrenabile che ho sempre di scrivere…mi sono sempre detta : ma quando mi verrà di smettere di farlo ?

Oggi è un buon giorno per smettere.

Qualcosa si è rotto dentro di me. Avete presente quei quadri che stanno appesi per anni ad un chiodo e poi in una frazione di secondo cadono ?

Ecco, oggi ho avuto questa netta sensazione.

Così per qualche giorno vado al restauro di me stessa.

Mi sembrava giusto rendervi partecipi non perchè io creda di essere essenziale alle vostre vite, non per presunzione….non sono mica lo scrittore di fama mondiale che si ritira dal mercato sapendo di lacerare i cuori dei suoi fans.

Il fatto è che questo blog è seguito da tanti amici e conoscenti che, grazie a lui, sono poi diventati amici.

Il fatto è che ci sono giorni che se salto un turno mi mandano messaggi chiedendomi come mai. O giorni in cui scrivo tre pezzi e mi chiamano chiedendomi …”tutto ok ?”

La vostra scrittrice senza pelle ha dato tanto a questo spazio ma oggettivamente è stata inondata dal vostro affetto, dalla vostra presenza.

Ci sono amici che mi seguono ogni giorno con indefessa ammirazione, altri che mi dicono che senza il blog non inizia la giornata. Altri che attendono, la sera, che io scriva due scemate per ridere un pò.

Allora capite che mi risulta necessario motivarvi due parole prima di assentarmi, fosse solo per qualche giorno.

Non abbiate nostalgia…e nel caso qualcuno di voi ne avesse, può rileggersi ben 700 scritti.

Per qualcuno potrebbe essere l’ occasione per capire chi è veramente Paola.

Ho il sospetto che mi abbiate sottovalutata o sopravvalutata.

Ed invece sono un essere umano.

Dentro a questi 700 scritti mi potreste riscoprire, farvi un’ idea più precisa.

E se l’ errore fosse stato quello di pensarmi una persona forte, solo perchè ho grinta e faccio ridere…bè, sareste quelli che in assoluto mi hanno capita di meno.

Vado a farmi un giro e poi torno. Tornerò ad alcuni, ad altri no.

Tornerò agli amici più cari, quelli che avranno voglia di andare avanti a leggermi.

Pochi giorni….e torno.

 

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BISCOTTI VEGANI PER CRICETI

Avevo appena finito di elaborare il lutto del criceto mancato mesi fa e me ne ritrovo in casa uno nuovo comperato sotto ipnosi, suppongo.

Voi direte che in fondo i criceti sono animali poco impegnativi ma l’ acquisto di un essere vivente non si misura solo in fastidio ed ingombro.

Pur non essendo un’ appassionata di bestie (escludendo i figli), poi quando me le ritrovo in casa mi ci affeziono. Dal bruco a salire…tutto ciò che respira.

Visto che Olivia, defunta a causa del brutto male che affligge pure l’ umanità, ci aveva dato gioie ma anche un certo da fare, avevo comunicato ai figli che non avremmo mai più comperato un criceto.

Ho tenuto duro per quasi un anno e poi sono crollata davanti alle lacrime di mia figlia che alla cassa dell’ S Lunga mi ha supplicata dicendo ” ma mamma…un cane no…va bene…ma perchè non posso avere almeno un piccolo criceto ?”.

Le sue lacrime mi hanno messa ko. Difficilmente l’ ho vista piangere per un capriccio, un gioco…anzi, non l’ ho mai vista piangere per ottenere la barbie più bella, le scarpe alla moda…ma il criceto…

Così ieri siamo andati in gruppo al negozio di animali.

Il proprietario ha fatto il solito show. Illusa gli ho chiesto di darcene uno che non mordesse…una razza coccolabile. Perchè cavolo, a cosa serve un criceto se non a rifilargli due coccole ? Più che mangiare semi di girasole e far terremoti sulla ruota di notte…a cosa serve un criceto ???

Poi timidamente gli abbiamo chiesto il sesso per poter dare un nome consono. Lui, cinico venditore di prodotti dal battito cardiaco accelerato, ci ha detto che non poteva capire il sesso di un animale di 2 cm cubi.

Vabè, poco importa, a casa nostra siamo sempre stati di ampie vedute. Facciamo finta che sia bisex e lo chiamiamo Biber. Sarà lui a scegliere la propria identità di genere. E se sopravvive almeno un paio d’ anni, è capace che per legge possa pure adottare dei piccoli cricetini.

Quanto costa un ratto dalle sembianze di un criceto ? indovinate.

La prima volta 7 euro, sta volta 12. Anche i criceti rincarano. Colpa dell’ inflazione.

Ma non crediate di uscire dal negozio così leggeri. Il negoziante, facendo comunella con i vostri figli, vi riempirà le braccia di semini, croccantini, paglia prelibata e frutta esotica essiccata. Quando l’ ultimo sacchetto vi arriverà al mento, potrete dirigervi alla cassa.

Ma lì ci saranno i famosi “premietti”.

Il premietto sarebbe un biscottino, un bocconcino prelibato che avrebbe senso riferito ai cani ed ai gatti…tipo, ti do un ordine, tu ubbidisci e io ti premio. Ma un criceto…un criceto a cosa può ubbidire ? In funzione di cosa dovrei dargli il premietto ? insomma, sempre sotto ipnosi mi sono ritrovata a comperare pure il premietto vegano…4 biscotti secchi color pisello a 5 euro che il signorino Biber ha visto bene di snobbare arricciando i baffi.

Credo che, visto il costo, il biscottino vegano me lo mangerò io.

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19 secret gardens…she has !

Sta mattina un sole prepotente ha subito incendiato l’ alba di arancione !

Alle 7,30 mi avviavo verso il metrò…niente macchina. Avevo appuntamento dall’ altra parte della città per esplorare luoghi e vie con l’ ausilio delle mie gambe.

Io e la mia amica ci siamo subito buttate verso Francesco Sforza.

Ho costeggiato il Policlinico dove mio padre, ogni martedì, va a giocare a scacchi con il male che si porta dentro. Vorrei vincesse questa partita. Ci sono giorni in cui tremo all’ idea che si ritrovi con le spalle al muro : scacco matto !

Fa un certo effetto correre davanti ad un ospedale. Il dinamismo del tuo corpo che in quell’ istante sprizza vitalità, è come un fascio di luce che illumina l’ edificio che ospita anime deboli, sconfitte…anime in ginocchio.

Corro e vado via…cerco di scrollarmi di dosso questi brutti pensieri .

Giriamo l’ angolo e ci troviamo davanti il Palazzo di Giustizia. Un imponente cubo bianco che contiene fascicoli e fascicoli, storie di gente che ha colpito, che ha rubato, che ha devastato cose e persone…e tutto intorno uffici di avvocati…un formicaio di professionisti intenti a ricucire, giustificare, sentenziare. Difendere i giusti e pure gli assassini. Brutta roba.

Svoltiamo verso viale Bianca Maria e giù verso Corso Venezia, alla ricerca di giardini, polmoni verdi per sfuggire al cemento. In un controviale ho visto una macchina con i finestrini schermati dal cartone. Magari fossero stati messi da due ragazzi innamorati, per baciarsi lontano da sguardi indiscreti.

Quell’ abitacolo era la casa di chi, come spesso ora accade, ha perso il lavoro e non gli è rimasto più nulla. Un piatto di carta sporco di cibo appoggiato sul cruscotto, coperte buttate sui sedili e fuori, appeso su una rete, un ometto con qualche abito. Un sacchetto…insomma, la sintesi di un armadio.

Anche questa è Milano. Se ci corri dentro la vedi proprio tutta nelle sue verità.

Lasciamo i Giardini passando all’ ombra del maestoso Museo di Scienze naturali. A guardarlo è proprio bello. Cariche di luce dorata, le sue mura già aranciate diventano meravigliose. Ripenso ai pomeriggi trascorsi a guardar leoni imbalsamati, quando i bimbi erano piccoli. Zebre in vetrina, dirimpettaie di alci e pinguini. Tutto il mondo sotto vuoto, fra le quinte di scenografie alquanto scadenti che non fanno onore alla nostra città ma che noi milanesi amiamo perchè in quei corridoi ci siam passati tutti, da piccoli e da genitori.

Molti sottovalutano però la bellissima collezione di minerali che si trova a pian terreno. Cristalli giganteschi di tormalina, ametiste, quarzi brillanti di ogni foggia e colore. Importanti per la dimensione. Per come sono stati lavorati scavando nella roccia, scorporando il brillio dal sasso, il rosa dal nero, il giallo dalla terra.

Da lì via, verso il Parco Sempione. Oggi vi confesso che ho fatto una gran fatica a fare anche solo 19 km. Quel maledetto Parco è immenso. Ed oggi si respirava un antipatico preludio di primavera. Antipatico per me che corro bene al freddo. Che a 2 gradi divento un bolide e con il caldo rallento come una tartaruga. Pressione bassa…50 di minima.

Ma oggi era primavera. Forse non ve ne siete accorti…tutti avvolti nei vostri cappotti. Oggi l’ aria sapeva di aprile ed il sole si infilava fra le piante, fra le case…te lo trovavi ovunque.

Come ogni sabato la corsa si avvia alla fine…impostiamo la rotta verso la Darsena. Si torna a casa. Come ogni sabato mi sento felice. Recupero il giubbotto lasciato in un bar insieme alle mie robe. Sta mattina mi sono presentata lì, ho bevuto un caffè e al barista ho detto : “ciao, ti lascio la mia giacca perchè devo andare a correre, ci vediamo più tardi”.

La cortesia è come l’ Esperanto. Ti apre le porte ed i cuori della gente.

Alla fine io e la mia amica ci siamo ribevute un bel caffè. “Grazie per il servizio guardaroba”.

Ti saluto, alla prossima.

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QUANDO SCRIVERETE IL MIO EPITAFFIO

Non mi chiedete assolutamente il perchè…ma mi è venuta sta idea di offrire il caffè del mattino a tutte le mamme che siedono al tavolo del bar.

Sarà perchè sono felice ? sarà perchè sono disperata ?

Non me lo chiedete. Non vi saprei rispondere.

Disperata o contenta…mi sembra che la vita valga la pena !

Adoro le mamme del caffè del mattino.

Quei 20 minuti sono come gocce preziose di umanità. Umanità in concreto.

Non bisogna per forza essere amici per la pelle. Non bisogna avere grandi affinità elettive. Bisogna essere donne che vanno incontro alla propria giornata.

Questo basta, basta e avanza.

Allora mi va di offrire il caffè a tutte. Punto e basta.

Poi scherzando mi son detta…se devo morire…proprio un martedì fra tanti, preferisco uscire di scena alla grande….

Immaginate la cosa : “povera Paola…passata a miglior vita. Che bella persona…soprattutto generosa. Vi ricordate che il giorno in cui è morta aveva offerto il caffè a tutte noi ? che anima generosa…etc etc “.

Perchè io…se proprio proprio devo morire, voglio essere ricordata per la mia generosità, d’ animo e non solo.

Allora oggi una mamma al bar mi diceva…facciamo il gioco dell’ epitaffio…(Laura grazie…mi hai detto che dovevo minimo riconoscerti la maternità dell’ idea)

Ok, dico io !

Ma visto che ci siamo, fatelo anche voi il gioco dell’ epitaffio.

Ricordiamo quella data persona principalmente per ??????

Io in assoluto vorrei essere ricordata per la generosità. Probabilmente avrò delle doti che potrebbero venir messe in risalto….non so. Ma a me interessa questo : la generosità.

Credo di poterne vantare, trasversalmente a tutte le cose della vita.

Chiaro che il caffè appare come la cosa più semplice. Anche se ultimamente non navigo nell’ oro, riesco a pagare il caffè per tutti.

Ma gli amici più cari potrebbero spezzare una lancia in favore del mio dare…umanamente parlando.

Comunque ragazzi, al mio funerale Freddy Mercury e righe a fiumi sulla mia generosità.

Non sono bella, non sono una cima….ma che cavolo…sono generosa!

Potreste anche aggiungere che ho di recente fatto la mezza maratona. Vabè…una piccola vanità che mi perdonerete.

E poi ? potreste aggiungere che sono spiritosa…simpatica…a volte isterica (come diceva Vasco Rossi).

Voi come siete ? per me speciali…perchè siete i miei lettori…lettori di 700 scritti o saltuari, o annoiati, critici, fetenti…comunque, se mi avete seguito fin qui…sul vostro epitaffio metterei che siete dei grandi!

Si lo so, sembrerebbe una ruffianata…e lo è !

 

 

 

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ASSUMERE IL BRUTTO SENZA STUPORE

Avevo già scritto dei Concept store ma, abbiate pazienza, dopo 706 scritti ed una vita sola, può accadere che io vada incontro alle stesse esperienze e stati d’ animo. Non sempre voli con il paracadute, vacanze da sogno o cene da favola.

Così oggi me ne stavo in coda alla cassa in uno dei tanti negozi abnormi del centro che da qualche tempo a questa parte si chiamano : concept store.

Il “concept” è che non deve essere per forza la qualità del prodotto a spingervi all’ acquisto ma una suggestione.

Ora, il 90 % dei vestiti venduti è di fattura e materiale infimo. Bisogna che lo si dica, anche se io sono la prima a comperarli, perchè costano poco, sono pratici e soprattutto per i bambini durano giusto una stagione di crescita.

L’ unica cosa che evito sono la maglie acriliche. Mi butto sul cotone.

Gli scaffali esondano di brutta roba, già sbilenca ancor prima di venir indossata. Ammassata senza grazia. Golfini “frusti”, quasi lisi. Tutto ma proprio tutto acrilico.

Ricordo che negli anni 80, quando a Milano l’ economia era un volano inarrestabile, i negozi  offrivano solo cose di ottima qualità mentre gli abiti a poco prezzo ed i tessuti poco pregiati si trovavano solo nei cestoni del mercato, ammassati come stracci.

L’ acrilico era peggio di una bestemmia. Il maglione di pura lana era l’ ABC.

Probabilmente la mia è una visione parziale di quell’ epoca ma credo che molti di voi milanesi, da piccoli, abbiano appoggiato il mento sul lungo bancone in formica di Gusella, Italo sport, Germani Sport…per poi andare a far merenda da Passerini o da Bindi. Una camicina ricamata a mano di Canetta e, perchè no, un marron glacè del Galli.

La domenica avrete forse passeggiato fra le magnifiche piante del mercato dei fiori in Piazza Duomo, davanti  a Palazzo Reale.

Insomma, la pelle di molti di voi difficilmente sarà entrata in contatto con l’ acrilico, da ragazzini.

Sicuramente l’ epoca estremizzava il benessere in tutte le sue declinazioni. E dentro a quel benessere c’ era anche superficialità. Ma è oggettivo che la qualità delle cose era al centro.

Oggi difficilmente trovi prodotti degni. Anche le grandi firme si avvalgono di manifattura scadente e tessuti criticabili e non solo perchè c’è crisi ma anche perchè l’ attenzione del commercio si è spostata totalmente sull’ immagine a scapito del ben fare.

Si è capito che creando suggestione intorno al prodotto non è più necessario che sia di qualità. Non mancano i soldi per fare campagne pubblicitarie da milioni sui giornali quindi non mancherebbero neppure per l’ utilizzo di materie prime di pregio.

Ma si è preferito dirigere la gente verso l’ impressione piuttosto che verso la cultura delle cose.

Ad oggi poi che la crisi già livella verso il basso, siamo già pronti ad assumere il brutto senza stupore.

Così…dicevamo…oggi me ne stavo alla cassa  del negozio con due magliette in mano mentre un mega schermo proiettava la giornata di avvenenti modelle che corrono felici sulla spiaggia, che baciano ragazzoni compiacenti. Tutti che ridono, tutti che saltano dalle dune, tramonti dorati…e risate, risate.

Alle tue spalle decine di ragazzini con i brufoli, annoiati dalla vita, famiglie di persone stanche che hanno lavorato intere giornate senza gustare la felicità tanto palesata dalla marca che vende ciò che hai fra le mani.

Suggestioni….forse tutti noi viviamo di suggestioni.

Allontanandoci dalla realtà.

Comunque…io posso pure indossare un golf acrilico…ma il sapore di un maron glacè del Galli lo so distinguere ad occhi chiusi.

 

 

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COSA PENSA UN ASTROFILO

LE MIE DOMANDE A MAURO MERZAGHI.

COSA TI SUSCITA OSSERVARE UNA STELLA ?

Cimentandomi con le osservazioni astronomiche, mi trovo al cospetto di qualcosa di assoluto,governato da leggi fisiche che agiscono su vasta scala.

Nell’osservare una stella una nebulosa,una galassia ripercorro il percorso di conoscenza tracciato dai grandi astronomi del passato.

Nella volta celeste è scritta la storia della scienza, lo sforzo prodotto dall’uomo per spiegare l’origine e l’evoluzione dell’universo lasciando campo libero a considerazioni sul significato della sua esistenza e sul suo destino.

COSA RICEVI DA UN CIELO STELLATO E COSA A LUI LASCI DI TE ? ED E’ L’UNIVERSO AD AFFACCIARSI SULLA TERRA O LA TERRA AD AFFACCIARSI SULL’ UNIVERSO ?

“Siamo l’incarnazione locale di un cosmo cresciuto fino all’autocoscienza, siamo materia stellare che medita sulle stelle” così Carl Sagan volle ricordarci che la nostra esistenza e la nostra possibilità di riflettere sull’universo dipendono dalle leggi fisiche e dal valore peculiare delle costanti della natura che hanno disegnato un cosmo compatibile con la vita…gli atomi di cui siamo fatti,si sono sintetizzati grazie ai processi di fusione nucleare all’interno dei nuclei stellari.

Questo per puro caso abbiamo ricevuto (*)…Con la nostra capacità di vedere,capire,apprezzare diamo significato ad un universo che senza un osservatore senziente e pensante,sarebbe come un attore che si esibisce in un teatro vuoto…la radiazione elettromagnetica acquista un significato che altrimenti non avrebbe.

(*)il caso parrebbe essere in conflitto con l’esatto valore delle costanti fisiche fondamentali, ma gli scienziati sembrano ormai concordare con l’esistenza di un Multiverso ,una miriade di universi paralleli, tra i quali il nostro,che per “puro caso” ,possiede i requisiti che consentono l’esistenza della vita, (principio antropico).Altri universi invece, avrebbero condizioni incompatibili con la vita e sono quindi senza pubblico…

COSA MANCA ALLA TERRA CHE IL CIELO HA E COSA MANCA AL CIELO CHE INVECE LA TERRA POSSIEDE ?

La cosmologia aristotelico-tolemaica metteva la Terra e con essa l’uomo al centro dell’universo, conferendole un ruolo speciale,la vetta del monte dal quale “affacciarsi”. Galileo con le sue osservazioni al cannocchiale confutò la teoria di Copernico e il nostro mondo,”con qualche resistenza”,venne scalzato dalla posizione privilegiata…
La Terra è un pianeta tra i tanti sperso nell’immensità dello spazio cosmico.In questo senso c’è simmetria; ma ci siamo noi che fatichiamo a liberarci della visione geocentrica. Basta però una notte vissuta all’aperto,in montagna, lontano dalle luci delle città,al cospetto della volta celeste per ristabilire l’unitarietà …

Chi osserva chi? Questa è la sensazione che si sperimenta, tanto ci si sente parte del tutto. Sopra di noi tuttavia,vi è il cielo indifferente e inesorabile che spaura e rasserena al contempo.

A questo proposito riporto un estratto della poesia” Il Bolide” di Giovanni Pascoli

….dietro un grande olmo, un bisbiglio
truce, un lampo, uno scoppio… ecco scoppiare
e brillare, cadere, esser caduto,
dall’infinito tremolio stellare,
un globo d’oro, che si tuffò muto
nelle campagne, come in nebbie vane, _______________un meteorite
vano; ed illuminò nel suo minuto
siepi, solchi, capanne, e le fiumane
erranti al buio, e gruppi di foreste,
e bianchi ammassi di città lontane.
Gridai, rapito sopra me: Vedeste?
Ma non v’era che il cielo alto e sereno.
Non ombra d’uomo, non rumor di péste.
Cielo, e non altro: il cupo cielo, pieno
di grandi stelle; il cielo, in cui sommerso
mi parve quanto mi parea terreno.
E la Terra sentii nell’Universo.
Sentii, fremendo, ch’è del cielo anch’ella.
E mi vidi quaggiù piccolo e sperso
errare, tra le stelle, in una stella.

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CIELI GOTICI

Piove.

Cammino con l’ ombrello in una mano e la vita nell’ altra.

Quando la visuale si restringe fra un telo con le stecche e l’ asfalto, gli occhi sono costretti a terra e la mente a pensare.

Fitti pensieri si accavallano, si intrecciano. Inciampo nei forse, nei ma. Riordino le carte della mia esistenza e subito dopo le spariglio. Ho voglia di tutto e di niente. Tendenzialmente ho voglia di vivere.

Tutto mi commuove, tutto mi appartiene.

Pozzanghere nere come pece imprigionano lo smog e lo lasciano lì, miserabile assassino disarmato.

I semafori danno corpo a trasparenti gocce di pioggia che si tingono di verde, giallo ed in fine di rosso.

Il cielo piove le sue lacrime. Le faccio mie lasciando che si posino sul viso. Sono lacrime di gioia ? ti infinita tristezza ? sono lacrime di consapevolezza, direi.

La consapevolezza del tempo che passa, di tutto quel che ho vissuto e di tutto quello che vorrei ancora vivere.

Mi piace camminare mentre piove. Liquide memorie dal passato, piccoli spunti per il futuro che, goccia a goccia, riempiono il bicchiere dei miei sogni.

Sembra che Milano, quando il cielo è grigio come piombo, riesca ad ascoltare meglio i desideri ed i nostri silenzi.

Quando invece si fa turchese ed il sole arma un esercito di ombre a tagliar vie e palazzi, la nostra mente scappa lontano senza direzione, come un passero a cui si è aperta improvvisamente la gabbia. Fuggire, fuggire via…evasione senza riflessione.

Costeggio la Darsena. I muretti di granito mi fanno compagnia. Un rumore ferroso annuncia il passare dei tram. Che passano, passano e vanno a girare in tondo tutta la città finche esausti tornano al deposito.

Immigrati, agli angoli delle vie, offrono ombrelli a poco prezzo. Sentinelle senza nome, se ne stanno accovacciati a prender freddo e a ricordarci quanto possa esser duro l’ inverno se non hai un ufficio per poterci andare a lamentarti del riscaldamento troppo alto.

Milano, quando piove, è intimamente mia. Non è bella ma offre scorci di affascinante realtà. E la sua storia, così imponente, carica i palazzi e le chiese di pathos. Cieli gotici fanno da cornice ad un quadro dalle cromie perfette.

Ed io cammino, cammino, fuori e dentro di me.

 

 

 

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